Sì, lo so: Wes Anderson e Caravaggio non hanno moltissimo in comune.
Grande occhio fotografico… come poi quello di Marzia.
Marzia che fa le magie. Marzia che passa gli ultimi minuti prima del suo compleanno a lavorare, a farti un favore, a ridere e giocare.
Marzia, cribbio: ma lo sai quanto sei brava?
Viene da uno degli ultimi numeri di Cartamodelli Magazine, una rivista che mi piace sempre parecchio.
Lossò, un po’ di cose le ho fatte pigramente e si vede: gli orli non a mano, le paramonture fissate un tanto al botto… Cucire a mano mi annoia e, con la mia mano destra un po’ sifuletta, non mi esce nemmeno troppo bene. Mi stanco subito e il polso si anchilosa… ma non raccontiamo balle: non ero brava neanche prima!
Il tessuto è una seta (bah. Loro dicevano seta…. crediamoci) comprata in un negozio di scampoli in zona Brescia… tornavo dal mio taglio semestrale di capelli e HEY, SE VEDI UN NEGOZIO DI STOFFE IN CUI NON HAI MAI COMPRATO NULLA, ENTRARCI E’ UN DOVERE MORALE!
Come ho già detto, le foto sono dell’unica&sola: Marzia.
Fatte ieri sera, al volo, dopo uno shooting di cibo. Per dire: ore passata a scattare su Risottini, Pollastri e Spatzle, con profumini e invitanti vapori… ahem, mi sta tornando la fame.
Io ho fatto la mano che regge la forchetta. Un ruolo davvero davvero importante. Cioè, cavolo ridete, oh?!
(NDA – Sì, i piatti poi ce li siamo maggnati tutti).
Comunque, eravamo in Distilleria Molloy e abbiamo pensato a ‘sta cosa di sfruttare gli ingressi, l’ascensore, i bagni… i posti che, in generale, magari uno nota poco. Ne sono uscite delle foto bellissime: e il merito è solo, sempre, di Marzia che sa mettermi a mio agio e sa far uscire belle anche cicatrici, lividi e ginocchia che avrebbero bisogno di un po’ di crema idratante.
Grazie, amica mia.
Il tema del set erano un po’ la stanchezza e la noia di vivere, nonché queste luci e ombre di Caravaggesca memoria.
Potrebbero starci diecimila libri…. Ma ne scelgo, forse, uno strano: Moby Dick.
E’ uno di quei libri che uno, nella vita, deve leggere. Non solo perché è un classico…. ma perché, spesso, proprio viene snobbato. Qualcuno ancora lo relega nell’avventura e/o nei libri per ragazzi. Molti, invece, hanno dei pregiudizi sullo stile (“Non mi piacciono i libri vecchi”): a parte il fatto che Moby Dick è senza tempo (scritto col sopracciglio alzato e il ditino che punta, minaccioso, verso l’alto)… se si sceglie una buona traduzione, tutto è affrontabile.
Tornando a noi: Moby Dick parla della missione di una vita.
Giusta? Sbagliata? Chi siamo noi per decidere cos’è un’ossessione insensata, cosa è passione, checcossèlamor e cosa l’odio?
L’amore a volte sfocia nella noia? Nel senso: le cose che amiamo, quelle che ci riempiono la vita… Cosa faremmo senza? E le adoriamo, le facciamo, le viviamo solo per sentirci pieni? Cos’è abulia, cosa ignavia e cosa vocazione? La sottile linea rossa si percepisce mai?
Torniamo all’idea di fare qualcosa che ho davvero suonato su Instagram (davvero suonato… ahahahaha. Più o meno).
Domenica in Latteria Molloy abbiamo questa cosa qui, quindi…